martedì 15 settembre 2015

Lascia che ti racconti

Lascia che ti racconti - è storia vera! -
quello che mi è successo ieri sera.

Mentre venivo verso casa tua,
l'angelo della fonte
che gorgheggia tranquillo in via Paolina
mi ha visto e ... indovina? ...
ha cominciato a svolazzarmi in fronte,
danzando come fanno le farfalle
sui fiori dell'estate,
o come sopra gli alberi le fate.

«Bevi un po' di quest'acqua»
mi ha detto volteggiando
«vedrai che ha un buon sapore:
l'allodola la beve ad ogni albore
e al tramonto la beve il pettirosso».
«Non posso, devo andare dal mio amore».
«Bevine solo un poco,
rinfresca gli occhi e il cuore!
La beve ogni viandante
per vincere il dolore e la fatica
e togliere ogni lacrima di dosso».
«Mi spiace, ora non posso...».
«Bevila, è trasparente
come il cuore d'un uomo innamorato
che passa silenzioso ogni mattina:
non conosco il suo nome e i suoi pensieri
ma ha gli occhi luccicanti come il sole
quando si specchia dentro la mia fonte...
gli basta un breve sorso
per cancellare tutta la tristezza
e proseguire poi nel suo percorso».

Così mi son fermato e ne ho bevuto.

Quando ho riaperto gli occhi c'era gente
e lui era di pietra, e non so come.
Un sorso ancora e poi, fugacemente,
gli ho sussurrato rapido il tuo nome.



9 commenti:

  1. brividi brividi.
    e una provocazione. Se il "cannolo" dell'angelo fosse stato di gomma come quello di Pompei, avresti avuto le stesse suggestioni?
    Ciao :-)

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  2. Probabilmente no, Bruno. Tra tutte le possibili suggestioni che possono derivare dalla vista di un "cannolo" di gomma, non penso rientrino quelle poetiche.
    Ora però mi hai messo in crisi: di solito raccolgo le tue provocazioni (ti ricordi quella della "mortazza"?) ma in questo caso dovrei scrivere un' "ode al cannolo di gomma"... non ce la posso fare!
    Ciao ;-)

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    1. :-) mi hai sorpreso con questa tua risposta...

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    2. Pensavo: L'amore valorizza il bello. E non ci piove. Si espande facilmente nell'oggettivamente bello. Ma, forse, l'amore può trasformare il brutto in bello, anzi, l'oggettivamente brutto non è più brutto, non lo percepiamo come brutto, se siamo spinti dall'amore. Cioè, se io amo una persona e quella beve da un cannolo di gomma, per me il cannolo di gomma è qualcosa di bello, di prezioso, perchè il cannolo di gomma è anche quella persona. Ieri sera dovevo incontrare delle persone e ho indossato due braccialetti di gomma coloratissimi che mi hanno regalato le mie figlie, in uno pendeva una perla rosa, in un altro un quadrifoglio verde di metallo. Per me erano bellissimi. Figurati, di tanto in tanto li odoravo per sentire l'odore delle mie figlie. Per chi mi ha visto erano sicuramente ridicoli. Oppure... gli zoccoli di legno di mia nonna. Bruttissimi, mia madre chissà quante volte gliene ha comprato di nuovi, ma lei insisteva con quelli, diceva che erano comodi... ecco, se adesso li avessi di fronte, li accarezzerei, li metterei in una scatola e li archivierei tra le "cose preziose"... Non so se c'entra qualcosa, scusa se ho divagato ma alcune volte mi prende così e la tua poesia mi ha evocato tutto ciò :-)

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    3. Wow, Bruno, che belle considerazioni. Mi apri un mondo, dovrei stare qui a scrivere per qualche ora... cosa che adesso, ovviamente, non posso fare (sono in ufficio). Ma ti risponderò, stanne certo (e stavolta in tono meno scherzoso di quanto ho fatto prima, prometto!!).
      A prestissimo.

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    4. Prestissimo mica tanto, Bruno, ma che posso farci? Il periodo è quello che è!
      Prima di tutto, grazie! Sentire che la mia poesia ti ha evocato tutte le belle cose che dici mi ha dato grande soddisfazione.
      L'amore, credo, non guarda ciò che è “oggettivamente” bello o brutto. L'amore ragiona in termini soggettivi e rende bello quello che guarda. Credo che questo sia, in fondo, il motivo per cui l'amore gode di così tanto successo tra gli esseri umani (e non solo tra gli esseri umani, peraltro): è una sorta di droga che non fa male; anche se a volte, proprio come una droga, può creare dipendenza e addirittura danni.
      Quando poi si passa dall'oggetto del nostro amore agli oggetti usati dal nostro amore (passami il gioco di parole) la cosa, secondo me, si fa diversa. Nel senso che questi oggetti diventano anch'essi “belli”, cioè diversi dalla loro realtà oggettiva, ma solo per un periodo di tempo limitato, e cioè fino a quando sono evocativi: così i braccialetti di gomma colorati, che ti hanno fatto stare “vicino” alle tue figlie finché non sei tornato a casa da loro; così il maglione di Effe che una volta ho abbracciato tutte le notti per una settimana finché non è tornato a casa, e che poi è tornato a essere un normale maglione. Nella vita reale, insomma, non si possono idealizzare “per sempre” tutti gli oggetti toccati dalla persona amata, altrimenti si arriva al feticismo (diverso il caso degli oggetti che ci ricordano qualcuno che non c'è più, come gli zoccoli di tua nonna: in quel caso gli oggetti non smettono più di essere evocativi… ma questa è una storia diversa).
      Arriviamo alla poesia. Che – non dimentichiamolo – per quanto ispirata resta comunque una costruzione letteraria. Il poeta opera delle scelte nella descrizione che fa dei fatti, veri o immaginari che siano. Di conseguenza, e soprattutto nella poesia d'amore, gli oggetti sono sempre belli, perché vengono scelti. Oppure modificati: supponiamo che il ruscello vicino al quale Laura andava a prendere il fresco non fosse proprio limpidissimo, Petrarca avrebbe comunque scritto “chiare, fresche e dolci acque” e non “acque scure e putrescenti / ove le belle membra ecc. ecc.”.
      Tutto questo sproloquio per dirti che se il “cannolo” dell'angelo di via Paolina fosse stato di gomma come quello di Pompei (e dunque oggettivamente brutto) avrei avuto magari le stesse suggestioni (e cioè l'idea di base della poesia, che è la mia malinconia all'idea di Effe che ogni mattina percorre una strada a molti chilometri di distanza da me, come spiego meglio nella poesia precedente) ma probabilmente non avrei utilizzato quell'oggetto (l'angelo); oppure lo avrei trasformato.
      In realtà non è così semplice, perché anche un oggetto “brutto”, se non addirittura lo stesso concetto di “bruttezza”, può essere utilizzato in una poesia d'amore (“sei quasi brutta, priva di lusinga / nelle tue vesti quasi campagnole ...”); dipende da quello che si vuole dire, dall'effetto che si vuole creare. Ma qui il discorso si allarga, e supera i confini di questo commento.
      Grazie delle belle occasioni che sai dare, Bruno.

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    5. spero che tu sia un insegnante, Attanasio. Di qualsiasi ordine o grado. Grazie!!!!!

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    6. No, Bruno, non sono un insegnante. Mi sarebbe piaciuto, ma all'epoca non ho avuto il coraggio di buttarmi nel disastrato mondo della scuola italiana. E probabilmente ho fatto bene, dal momento che col passare degli anni le cose sono addirittura peggiorate (e per capirlo basta osservare le vicende di questi giorni!).
      Anni fa facevo ripetizioni, oggi aiuto ogni tanto i figli di amici e colleghi. Mi dicono che ci sono portato, e probabilmente è vero.
      Sarei stato un bravo maestro? Non saprei, ma tanto ormai è andata così. Mi consolo pensando a tutte le giovani menti che mi avrebbero trovato severo, e che oggi nemmeno sanno di averla scampata bella!

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