venerdì 23 dicembre 2016

Ospiti illustri n° 32: Giuseppe Ungaretti

Giuseppe Ungaretti, 1916 (poi in L'Allegria, 1942)
NATALE

*** 

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare



sabato 3 dicembre 2016

Massimo

Di quel tuo brutto muso, amico mio,
ricordo quella barba impiastricciata,
le efelidi, quel naso un po' a patata
e gli occhi chiari e il loro scintillio.

E il bene che ti ho dato lo sa dio
in quella giovinezza esagerata.
Ma tu non più, tu l'hai dimenticata...
o forse l'ho vissuta solo io.

Ma no, non è così! Tu l'hai vissuta,
l'hai corsa insieme a me, sempre al mio fianco,
compagno di una breve età fottuta...

E poi sei andato via, di punto in bianco.
Ed io la verità non l'ho saputa:
se è stata lei, o se eri solo stanco.

Ma l'acqua d'un calanco
mentre scompare lascia una sua traccia...
Ed io negli occhi ho ancora la tua faccia.






venerdì 11 novembre 2016

Analisti

Dicevano: «ma guarda che è improbabile
che vinca le elezioni questo Trump!
Il match lo vinci tu: è pronosticabile
un bel cappotto, tipo Juve-Samp...»

Dicevano: «la pratica è sbrigabile...
stai certa, il tipo è proprio easy-to-dump:
razzista - dopo Obama - è già impensabile...
in più è sessista e c'ha la moglie vamp!»

Dicevano. Ed io gli ho dato retta.
Eppure avevo sempre questo tarlo,
come... un'inevitabile disdetta.

E' colpa mia, dovevo immaginarlo.
Sai cosa meritava questa setta?
Un calcio in culo! ...eh sì, dovevo farlo!



domenica 6 novembre 2016

Il deejay di Radio Maria

«Ha detto che l'Altissimo è incazzato
per questa storia delle unioni gay
e per punirci tutti ci ha mandato
un terremoto in Umbria forza sei!»

«Vabbe', ma il papa poi l'ha sconfessato
e ha dimostrato tutto il suo fair play:
con gli umbri e i marchigiani s'è scusato,
gli ha detto "sto con voi, fratelli miei!"»

«Però, scusarsi a ranghi separati
mi pare un po' una cosa paracula!
In fondo pure ai gay li hanno insultati...»

«Scusarsi con i gay? Ma che, sei ciula?
S'è già scusato coi terremotati...
quegli altri sono gay, chi se l'incula?!»



giovedì 20 ottobre 2016

Casi strani

Sul tram di mezzogiorno, in via Pagano,
solo una coppia, cinque o sei signore, 
tre anziani ed un presunto imprenditore
che parla con accento siciliano.

Mi siedo col telefonino in mano
a leggere Urbanfile di buon umore,
ma il tipo accanto a me mi fa: «Signore?
Vorrei farle notare un caso strano...»

«Prego, mi dica...». «Noi siam gli scrittori»
ed indica la donna che gli è accanto
«del blog che sta leggendo... sa, gli autori!»

Mi da la mano, ed io faccio altrettanto.
E poi parliamo, e infine tiro fuori
chi sono e cosa faccio e il come e il quanto...

Così, quest'oggi ho infranto
il più che quinquennale anonimato:
ma eran carini, ed io non ci ho badato.



domenica 11 settembre 2016

Filastrocca d'un chicco di grano

Nascosto in un chicco di grano
racchiuso in un palmo di mano
si muove il motore del mondo,
silente, ostinato, fecondo.

Ci trovo in quel chicco di grano
che ancora mi sta nella mano
il come ed il quando... ma ahimè
non riesco a trovare il perché!

Quel piccolo chicco di grano
mi scivola via dalla mano
e porta con sé per intero
quell'ultimo eterno mistero.



mercoledì 31 agosto 2016

Profumi

C'è un borgo quasi in cima a una collina
di quattro o cinque o sei o sette case,
belle come parole d'una frase
detta con voce limpida e argentina.

In fondo a tutte, la più piccolina
ha un profumo di menta e d'erbe rase
e d'uva e fieno e nespole e cerase
e sole e vento e pioggia e neve e brina.

C'è una finestra quasi in cima al tetto
che ogni stagione cambia paesaggio:
in quella stanza metteremo il letto,

ed ogni sera, al termine del viaggio,
come cuscino troverò il tuo petto
che profuma di marzo e aprile e maggio.



giovedì 4 agosto 2016

Spoon River # 8. Clorinda (una guerriera)

Nel blog Vibrisse, Giulio Mozzi ha proposto un gioco letterario intitolato "Lettere delle eroine". Si tratta di immaginare una lettera, in versi o in prosa, che l'eroina di un romanzo (o di un poema, di un racconto, ecc.) scrive al suo partner.
Ho partecipato proponendo la lettera che Clorinda, eroina della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, scrive al suo spasimante Tancredi.
La Clorinda della Gerusalemme è un personaggio per certi versi misterioso, che non dice molto di sé; per questo mi è sembrato opportuno darle la parola. Clorinda si mostra così come una donna fiera delle sue singolarità, combattiva, indipendente, ribelle; ma nel contempo fragile, e in definitiva vittima di un destino già scritto (una sorte che condivide, se non con tutti gli esseri umani, almeno con tutti i personaggi letterari, inevitabilmente soggetti alla volontà del loro Creatore).
La vicenda di Clorinda, da lei stessa raccontata dopo la morte, si presta a essere inserita nella mia raccolta "spoon river", di cui costituisce l'ottavo episodio.
Maggiori informazioni sul personaggio di Clorinda si trovano qui.
I canti della Gerusalemme Liberata si trovano qui (la vicenda di Clorinda e Tancredi è raccontata prevalentemente nel canto III e nel canto XII).


***


O congiunzione d'astri, o scritto fato,
o volontà di nume, o forse nulla:
non so chi fu a decidere il mio stato,
cuore virile in corpo di fanciulla.
Pure, se tal motore mi fu dato,
mi fe' diversa già fin dalla culla:
figlia di pelle bianca e madre nera,
ebbi per balia una selvaggia fiera.

sabato 2 luglio 2016

Te l'ho detto stasera

Te lo volevo dire già da tempo,
ma i sentieri del cuore sono strani:
un sospiro, un indugio, un contrattempo...
«glielo dirò, glielo dirò domani».

La nostra vita passa nel frattempo,
come sabbia che scorre tra le mani:
càpita ch'io mi svegli nottetempo
senza stupirmi più d'esser lontani.

Te l'ho detto stasera, finalmente,
e se hai capito, io non l'ho capito.
Ma non è questo il punto, onestamente.

Bastava solo dirlo, ed è servito.
Come un sonetto, che non serve a niente
già due minuti dopo averlo udito.

lunedì 27 giugno 2016

Ospiti illustri n° 31: Aldo Palazzeschi

Aldo Palazzeschi, da L'incendiario, 1913 
I FIORI

***

Non so perché quella sera,
fossero i troppi profumi del banchetto...
irrequietezza della primavera...
un'indefinita pesantezza
mi gravava sul petto,
un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...
ero stanco, avvilito, di malumore.
Non so perché, io non avea mangiato,
e pure sentendomi sazio come un re
digiuno ero come un mendico,
chi sa perché?
Non avevo preso parte
alle allegre risate,
ai parlar consueti
degli amici gai o lieti,
tutto m'era sembrato sconcio,
tutto m'era parso osceno,
non per un senso vano di moralità,
che in me non c'è,
e nessuno s'era curato di me,
chi sa...
O la sconcezza era in me...
o c'era l'ultimo avanzo della purità.
M'era, chi sa perché,
sembrata quella sera
terribilmente pesa
la gamba
che la buona vicina di destra
teneva sulla mia
fino dalla minestra.
E in fondo...
non era che una vecchia usanza,
vecchia quanto il mondo.
La vicina di sinistra,
chi sa perché,
non mi aveva assestato che un colpetto
alla fine del pranzo, al caffè;
e ficcatomi in bocca mezzo confetto
s'era voltata in là,
quasi volendo dire:
"ah!, ci sei anche te".

lunedì 13 giugno 2016

Orlando

Era la mia famiglia
erano i miei fratelli
quel sangue era il mio sangue
io sono come quelli
frocio, schifoso, merda
questi sono i miei nomi
me li faccio bastare
me li terrò per buoni
non ho più voglia di sentire voci
non ho più voglia di aspettare un quando
la pioggia è ancora sporca
oggi mi chiamo Orlando.





lunedì 6 giugno 2016

Perle di pioggia

T'ho atteso come l'acqua
quando la terra è secca.
Avrei voluto forte un temporale,
un turbine improvviso
che scavasse nel fango dei miei sogni...
Sei arrivato lieve,
fresco come una pioggia mattutina,
quando tutto è diverso e tutto è uguale.
Sono intriso di te fino da allora:
perle di pioggia sui miei fili d'erba
brillano sotto il sole dei tuoi occhi.



sabato 4 giugno 2016

Ospiti illustri n° 30: Eugenio Montale

Eugenio Montale, da Ossi di seppia, 1925 
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

***

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.



lunedì 30 maggio 2016

E' Amor, quei che gli amanti l'incatena

Ancora il gioco poetico della risposta per le rime (dopo Metastasio, Dante Alighieri e Giosuè Carducci). 
Il gioco consiste nel dare una risposta a un componimento poetico famoso, utilizzando la stessa forma e le stesse rime dell'originale (e magari, come in questo caso, lo stesso stile).
Oggi è il turno di Michelangelo Buonarroti e dei versi da lui dedicati a Tommaso de' Cavalieri (che ho già pubblicato qui ma che riporto anche di seguito). Nella risposta, Tommaso corrisponde al sentimento di Michelangelo (così come, forse, faceva in vita).

sabato 28 maggio 2016

Risposta al Pianto antico

Ho già proposto il gioco poetico della risposta per le rime con Metastasio e con Dante Alighieri. Si tratta di dare una risposta a un componimento poetico famoso, utilizzando la stessa forma e le stesse rime dell'originale.
Oggi è il turno di Giosuè Carducci e della famosissima poesia "Pianto antico", che l'autore dedica al figlioletto Dante, morto prematuramente. Ho immaginato la risposta del bimbo, che torna come una presenza leggera a consolare il padre.

martedì 3 maggio 2016

Forse se fossi mio

Forse se fossi mio
non ti amerei così 
forse sarebbe dolce 
ma certo non così 
ogni volta ti perdo 
e questo mio morire 
è dolce, e quanto non lo so mai dire. 



lunedì 18 aprile 2016

Ospiti illustri n° 29: Le Orme

Le Orme, da Smogmagica, 1975 
AMICO DI IERI 

***

Vento d'autunno, intriso di sabbia
posi il tuo velo sulla città
il deserto è la tua culla
non conosco la tua età.

Porti il ricordo di antichi pionieri
spinti da un sogno di libertà
hai disperso i loro canti
li hai guidati verso il mare
a una nuova realtà.

Vento d'autunno, amico di ieri
oggi nessuno si cura di te
la tua voce che si alza
toglie il sonno a chi riposa
sporca solo la città.



mercoledì 24 febbraio 2016

Un uomo

Seduto stretto in mezzo ai tuoi pensieri
dov'eri già seduto l'altro ieri
tra le mani un telefono o qualcosa
o, come adesso, solo un cerchio d'oro
che ruota lento attorno a una falange
mentre lo sguardo lieve si riposa
immerso dentro gli occhi di un ragazzo
chissà che cosa pensi, e cosa speri
forse che non si accorga del tuo mondo
per lasciarti nuotare ancora un poco
nel lago dei suoi occhi.
                                      Poi mi vedi
e sbagli a interpretare il mio sorriso
e lesto abbassi gli occhi e increspi il viso
e certo incolpi me, così indiscreto
da avere indovinato il tuo segreto.



sabato 20 febbraio 2016

Lo specchio

«Papà, ti ho portato lo specchio, 
così ti puoi fare la barba».
Ti aiuto a sederti sul letto,
poi me ne sto lì dirimpetto.

Osservo le guance scavate,
le dita ostinate e sottili
e il camice senza laccetto
e l'ago infilato nel petto.

«Stasera, se vai dalla mamma, 
le dici di stare tranquilla, 
di avere pazienza un pochetto 
ché io ancora un po' e mi rimetto».

E poi mi sorridi, e con gli occhi
mi chiedi di dirti che è vero.
Sorrido, annuisco. E fa effetto,
la prima bugia che ti ho detto.



giovedì 4 febbraio 2016

Cronaca di una morte annunciata

Dichiara padre Livio: «Dissoluta,
come l'Apocalisse testimonia,
mi sembra questa qui, la prostituta,
la grande meretrice Babilonia!

Signora Cirinnà, si crede astuta,
ma brindi pure a questa sua fandonia,
a una vittoria ancora non compiuta...
Glielo dico così, senza acrimonia:

sebbene il suo decreto sia immorale,
lurido, biasimevole ed indegno,
non le auguro, creda, nessun male;

soltanto le ricordo - senza impegno -
che un giorno arriverà il suo funerale!».
Risponde Cirinnà: «Mo' me lo segno».



martedì 2 febbraio 2016

Ospiti illustri n° 28: Ivano Fossati

Ivano Fossati, da L'arcangelo, 2006 
DENNY 

***

Non c'è giustizia né pace
qua intorno,
tutte le ore di un anno
e tutto il tempo del giorno,
io giù da un letto sicuro mi butto alle sei,
un caffè d'acqua sottile ti porto.

Nessuno sa e nessuno nemmeno capisce,
nessuno vede l'amore, nessuno lo intuisce,
io fra i tuoi occhi splendenti
ci sto perduto nel mezzo,
se accendessi un'altra luce non la vedrei.

Non c'è lavoro né pace
qua intorno,
non c'è futuro né paga
qua in fondo,
c'è il mio capo al cancello che aspetta,
un'altra sigaretta, poi vado.

E lui di certo non sa e di certo non capisce,
lui non lo vede l'amore e nemmeno lo intuisce,
io fra i tuoi occhi splendenti
sto perduto nel mezzo,
se si accendesse un'altra luce non la vedrei.

Certi giorni non so nemmeno come pregare,
certe volte non so davvero cosa aspettare,
certe notti sono sicuro che sbaglio io:
toccami la mano e lo saprò.

Non c'è giustizia né pace
qua intorno,
tutte le ore di un anno
e tutto il tempo del giorno,
io giù da un letto sicuro mi butto alle sei,
un caffè d'acqua sottile ti porto, Denny.
 
Nessuno sa e nessuno nemmeno capisce,
nessuno vede l'amore, qualcuno lo intuisce,
sto fra i tuoi occhi splendenti
perché l'attimo è ora:
toccami la mano e ti sentirò,
toccami la mano e capirò,
accendi quella luce e la vedrò.



giovedì 7 gennaio 2016

Preghiera del 7 gennaio (filastrocca dei cattivi)

Gesù, che ogni volta ritorni
per dare speranza a noi vivi,
che scendi tra gli alberi adorni
di gemme e di frutti tardivi
e al suono di cembali e corni
t'inebri dei cori giulivi...
trascorsi i tuoi tredici giorni,
ritorna a pensare ai cattivi.