lunedì 27 giugno 2016

Ospiti illustri n° 31: Aldo Palazzeschi

Aldo Palazzeschi, da L'incendiario, 1913 
I FIORI

***

Non so perché quella sera,
fossero i troppi profumi del banchetto...
irrequietezza della primavera...
un'indefinita pesantezza
mi gravava sul petto,
un vuoto infinito mi sentivo nel cuore...
ero stanco, avvilito, di malumore.
Non so perché, io non avea mangiato,
e pure sentendomi sazio come un re
digiuno ero come un mendico,
chi sa perché?
Non avevo preso parte
alle allegre risate,
ai parlar consueti
degli amici gai o lieti,
tutto m'era sembrato sconcio,
tutto m'era parso osceno,
non per un senso vano di moralità,
che in me non c'è,
e nessuno s'era curato di me,
chi sa...
O la sconcezza era in me...
o c'era l'ultimo avanzo della purità.
M'era, chi sa perché,
sembrata quella sera
terribilmente pesa
la gamba
che la buona vicina di destra
teneva sulla mia
fino dalla minestra.
E in fondo...
non era che una vecchia usanza,
vecchia quanto il mondo.
La vicina di sinistra,
chi sa perché,
non mi aveva assestato che un colpetto
alla fine del pranzo, al caffè;
e ficcatomi in bocca mezzo confetto
s'era voltata in là,
quasi volendo dire:
"ah!, ci sei anche te".

lunedì 13 giugno 2016

Orlando

Era la mia famiglia
erano i miei fratelli
quel sangue era il mio sangue
io sono come quelli
frocio, schifoso, merda
questi sono i miei nomi
me li faccio bastare
me li terrò per buoni
non ho più voglia di sentire voci
non ho più voglia di aspettare un quando
la pioggia è ancora sporca
oggi mi chiamo Orlando.





lunedì 6 giugno 2016

Perle di pioggia

T'ho atteso come l'acqua
quando la terra è secca.
Avrei voluto forte un temporale,
un turbine improvviso
che scavasse nel fango dei miei sogni...
Sei arrivato lieve,
fresco come una pioggia mattutina,
quando tutto è diverso e tutto è uguale.
Sono intriso di te fino da allora:
perle di pioggia sui miei fili d'erba
brillano sotto il sole dei tuoi occhi.



sabato 4 giugno 2016

Ospiti illustri n° 30: Eugenio Montale

Eugenio Montale, da Ossi di seppia, 1925 
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

***

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.