mercoledì 31 agosto 2016

Profumi

C'è un borgo quasi in cima a una collina
di quattro o cinque o sei o sette case,
belle come parole d'una frase
detta con voce limpida e argentina.

In fondo a tutte, la più piccolina
ha un profumo di menta e d'erbe rase
e d'uva e fieno e nespole e cerase
e sole e vento e pioggia e neve e brina.

C'è una finestra quasi in cima al tetto
che ogni stagione cambia paesaggio:
in quella stanza metteremo il letto,

ed ogni sera, al termine del viaggio,
come cuscino troverò il tuo petto
che profuma di marzo e aprile e maggio.



giovedì 4 agosto 2016

Spoon River # 8. Clorinda (una guerriera)

Nel blog Vibrisse, Giulio Mozzi ha proposto un gioco letterario intitolato "Lettere delle eroine". Si tratta di immaginare una lettera, in versi o in prosa, che l'eroina di un romanzo (o di un poema, di un racconto, ecc.) scrive al suo partner.
Ho partecipato proponendo la lettera che Clorinda, eroina della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, scrive al suo spasimante Tancredi.
La Clorinda della Gerusalemme è un personaggio per certi versi misterioso, che non dice molto di sé; per questo mi è sembrato opportuno darle la parola. Clorinda si mostra così come una donna fiera delle sue singolarità, combattiva, indipendente, ribelle; ma nel contempo fragile, e in definitiva vittima di un destino già scritto (una sorte che condivide, se non con tutti gli esseri umani, almeno con tutti i personaggi letterari, inevitabilmente soggetti alla volontà del loro Creatore).
La vicenda di Clorinda, da lei stessa raccontata dopo la morte, si presta a essere inserita nella mia raccolta "spoon river", di cui costituisce l'ottavo episodio.
Maggiori informazioni sul personaggio di Clorinda si trovano qui.
I canti della Gerusalemme Liberata si trovano qui (la vicenda di Clorinda e Tancredi è raccontata prevalentemente nel canto III e nel canto XII).


***


O congiunzione d'astri, o scritto fato,
o volontà di nume, o forse nulla:
non so chi fu a decidere il mio stato,
cuore virile in corpo di fanciulla.
Pure, se tal motore mi fu dato,
mi fe' diversa già fin dalla culla:
figlia di pelle bianca e madre nera,
ebbi per balia una selvaggia fiera.