domenica 3 dicembre 2017

Oi sepolcroi,VIII

Lamento di Paracùlogo Marpiònide a Eunèbete di Chiaràtos.
VIII, vv. 416-470

Ove compare il nume.  


***

«Al quarto giorno sotto quel giaciglio»
riprese l'aio, pur con minor lena,
«quando ormai respiravo a malapena
e un'ombra nera mi velava il ciglio,
"Aiutami" invocai "Areia Atena!
Giudica tu se il mio comportamento
merita questo iniquo trattamento,
e se così non è, com'io sospetto,
degnati di fornirmi il tuo intervento
si ch'io possa sortir da sotto il letto".
Provò pietà di me la Glaucopis
e poi ch'ebbe lasciato il sacro Olimpo
accompagnata dalle sue tre ancelle
m'apparve sotto forma di civetta
appollaiata sulla colonnetta;
mentre le ancelle - ma il perché non so -
si andarono a posare sul comò.
"Marpiònide" mi disse "i tuoi lamenti
pari ti fanno a quei ch'ebbero in sorte
d'esser già oppressi dalla tua consorte
e più dal suo molesto genitore
ch'ei pure in tale arte era dottore.
Ma il tempo è giunto, ed io vendicherotti
e assieme a te giustizia avran coloro
che gli animi all'udirli ebbero rotti.
Sorgi nascosto da velata nube
senza timore, ch'io ti guiderò
mentre le ancelle mie parlan d'amore
con la distratta figlia del dottore..."
Con strane arti l'aere poi ammaliò
dicendo "ambarabà, ciccì e coccò".
E rapida una nube si diffuse
per quattro palmi sopra il pavimento
ed ogni chiaro oggetto circonfuse
nel suo lattiginoso ascondimento.
Al che le mie speranze disilluse
rinacquero ad intrepido ardimento...
ma pur se pungolato dalla fretta
non mi scordai la vergine civetta.
"O tessitrice d'alta strategia,
benché disteso, a te mi genufletto,
che hai concepito opaca e fosca via
al lume del tuo fulgido intelletto!
Se più d'oscura selva appare oscura
l'oscura nube, io pur non ho paura,
ed anzi io v'entro pieno di disio:
Io già lo fece, ed or lo farò anch'io!"
Così le dissi, e rapido e gagliardo
in un istante sgusciai via dal letto
movendomi con passo di leopardo
da prodigiosa nuvola protetto;
ma, ahimè, non diedi tempo al caro nume
di farsi di me stesso e faro e lume,
perciò, per nebbia o foga o mala sorte,
picchiai col cranio al muro, e pure forte!



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