Tu dunque, Bruno, preferisci il fuoco
ch'è veloce e pietoso,
e annichilisce nella sua calura
finanche la paura.
Il ghiaccio, lo capisco, è più crudele:
esegue la sentenza
con un'affilatissima pazienza
e come un vecchio boia ti tortura
con i coltelli della sofferenza.
Io lo capisco il fuoco:
il tempo del dolore
è meglio che sia poco.
Ma il tempo della morte,
quando avrò la coscienza
che ancora poco e dovrò farne senza,
quando comprenderò l'idea del tempo
e il dolore del mondo
e il senso lacerante dell'assenza...
l'attimo prima ch'io diventi perso
giustifica il più gelido universo!
Per questo, Bruno, preferisco il ghiaccio:
per stringermi al suo corpo o al suo ricordo
e spegnermi nel tempo di un abbraccio.
Grazie per questo tuo feedback. E per avermi incluso tra gli amici tuoi :)
RispondiElimina...il senso lacerante dell'assenza. Tutto ruota intorno a lì.
scusami ma ti vorrei proporre questa mia variante:
" l'attimo prima ch'io diventi un peso
giustifica il più grande fuoco acceso"
Un caro saluto caro Att
Eccomi di ritorno.
EliminaUn peso, dici? ...un peso per chi? Per te stesso? Per qualcun altro?
Spiegamelo, ti prego, perché non l'ho capito bene, e mi interessa.
Ciao
quando si sta male è bello sentirsi amati, curati, strappati ogni giorno alla morte da qualcuno. Quando si sta molto male arrivi a voler evitare a chi ti ama tale affanno e abnegazione. Allora speri di bruciare al più presto.
EliminaPuò succedere.
ciao
Hai ragione, e capisco il tuo punto di vista.
EliminaNella poesia, in realtà, intendevo dire altro. Era una visione più romantica, forse, e sicuramente più egoista: vorrei avere coscienza il più a lungo possibile, per lottare fino all'ultimo contro il dissolvimento dell'unica cosa per cui vale la pena vivere.
Ma il tuo punto di vista è più pratico. E più saggio.
Ciao, Bruno.