Ormai non passa quasi più nessuno
ma questa solitudine non pesa
come la neve quando è ancora illesa
ed ogni suono umano è inopportuno
perché ho guardato il mio colore bruno
la mia paura intrisa di un'attesa
e la mia ansia è diventata resa
così da solo io mi riaccomuno
e nell'assedio bianco della neve
odo il suono mutevole del vento
e della morte ed il suo aspetto lieve
ed è quasi un sollievo il mio tormento
e l'infinito del mio sguardo è breve
e di questo dolore mi contento.
Che bello questo sonetto. Mi porta a riflettere sull'emozione primaria dell'accettazione, impossibile da percepire se non dopo la rabbia e la tristezza.
RispondiEliminaSì, rileggendola forse è proprio quello che volevo dire... anche se, mentre la scrivevo, non mi era poi così chiaro!
EliminaTra l'altro, ho notato che basta mettere una virgola dopo la parola "colore" ed è come se stessi parlando con te!