domenica 15 dicembre 2013

Nel tempo di un abbraccio

Tu dunque, Bruno, preferisci il fuoco
ch'è veloce e pietoso,
e annichilisce nella sua calura
finanche la paura.
Il ghiaccio, lo capisco, è più crudele:
esegue la sentenza
con un'affilatissima pazienza
e come un vecchio boia ti tortura
con i coltelli della sofferenza.

Io lo capisco il fuoco:
il tempo del dolore
è meglio che sia poco.

Ma il tempo della morte,
quando avrò la coscienza
che ancora poco e dovrò farne senza,
quando comprenderò l'idea del tempo
e il dolore del mondo
e il senso lacerante dell'assenza...
l'attimo prima ch'io diventi perso
giustifica il più gelido universo!

Per questo, Bruno, preferisco il ghiaccio:
per stringermi al suo corpo o al suo ricordo
e spegnermi nel tempo di un abbraccio.




4 commenti:

  1. Grazie per questo tuo feedback. E per avermi incluso tra gli amici tuoi :)
    ...il senso lacerante dell'assenza. Tutto ruota intorno a lì.
    scusami ma ti vorrei proporre questa mia variante:
    " l'attimo prima ch'io diventi un peso
    giustifica il più grande fuoco acceso"
    Un caro saluto caro Att

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    Risposte
    1. Eccomi di ritorno.
      Un peso, dici? ...un peso per chi? Per te stesso? Per qualcun altro?
      Spiegamelo, ti prego, perché non l'ho capito bene, e mi interessa.
      Ciao

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    2. quando si sta male è bello sentirsi amati, curati, strappati ogni giorno alla morte da qualcuno. Quando si sta molto male arrivi a voler evitare a chi ti ama tale affanno e abnegazione. Allora speri di bruciare al più presto.
      Può succedere.
      ciao

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    3. Hai ragione, e capisco il tuo punto di vista.
      Nella poesia, in realtà, intendevo dire altro. Era una visione più romantica, forse, e sicuramente più egoista: vorrei avere coscienza il più a lungo possibile, per lottare fino all'ultimo contro il dissolvimento dell'unica cosa per cui vale la pena vivere.
      Ma il tuo punto di vista è più pratico. E più saggio.
      Ciao, Bruno.

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