venerdì 25 dicembre 2015

Tre bimbe

Questo sonetto è un regalo di Natale. E' per il mio amico Bruno e per la sua bella famiglia. 
La voce narrante è la sua.

***

Girano intorno alla mia scrivania:
l'una declama, l'altra trotterella.
«Amore, lascia in pace tua sorella,
lascia che impari la sua poesia!»

Si ferma. Si avvicina. Pronti?... via! 
«Papi, qual è la poesia più bella?».
Sorrido, e mentre stringo le budella
sento avanzare in me la disforia.

«La po... la po...» L'apoplessia mi spezza.
Le due bimbe mi guardano. Ma poi...
ma poi vedo mia moglie che accarezza

la piccolina, e c'è negli occhi suoi
un'incommensurabile dolcezza...
«La più bella, tesoro, siete voi!»



giovedì 19 novembre 2015

Fado

Danzo con la tua voce, amore mio,
la cosa più vicina che ho di te,
la voce che mi stringe di parole
e mi accarezza calda come un fiato,
come un tocco leggero sulla pelle,
e mi riempie il cuore, mio malgrado,
di una tristezza dolce come un fado.

     Que importa que o coração 
     diga que sim ou que não, 
     se continua a viver. 

Mi resta la tua voce, amore mio,
appiccicata addosso come il sale,
a darmi forza lungo la tua assenza,
la voce che ti crea se chiudo gli occhi
e ogni volta mi svela il tuo sorriso,
la voce che mi segue ovunque vado,
malinconica e bella come un fado.

     Que importa que o coração
     diga que sim ou que não,
     se continua a viver.



lunedì 12 ottobre 2015

Le parole

Non basta il sentimento,
questo improvviso stringersi del petto,
quest'emozione sempre differente
da tutte le parole che mi estorce;
servono le parole, e ho solo quelle
per regalare questo mio sentire,
di questo è fatto quello che so fare:
d'emozione, di suoni, di parole
e di questo donare sottovoce,
come di una puttana vergognosa.
Ma sono soprattutto le parole,
belle come son belli gli aquiloni
di carta colorata dai bambini
che volano splendenti in mezzo al cielo
e guarda, guarda quello:
guardalo quanto è bello
e quanto vola alto, tocca il sole...
Ci sembrano leggere le parole,
come sono leggeri gli aquiloni;
forse non è così, ma sono belle,
se lasci andare il filo puoi pensare
che arrivino magari fra le stelle!



venerdì 9 ottobre 2015

Ospiti illustri n° 27: Luigi Tenco

Luigi Tenco, da Luigi Tenco, 1965
VEDRAI VEDRAI

***

Quando la sera
me ne torno a casa
non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi con quella tenerezza
come fossi un bambino che ritorna deluso

si lo so che questa
non è certo la vita
che ho sognato un giorno per noi

     vedrai, vedrai
     vedrai che cambierà
     forse non sarà domani
     ma un bel giorno cambierà
     vedrai, vedrai
     non son finito, sai
     non so dirti come e quando
     ma vedrai che cambierà

preferirei
sapere che piangi
che mi rimproveri di averti delusa
e non vederti sempre così dolce
accettare da me tutto quello che viene

mi fa disperare
il pensiero di te
e di me che non so darti di più

     vedrai, vedrai
     vedrai che cambierà
     forse non sarà domani
     ma un bel giorno cambierà
     vedrai, vedrai
     no, non son finito, sai
     non so dirti come e quando
     ma un bel giorno cambierà.



lunedì 5 ottobre 2015

Non abbiamo danzato io e te

Non abbiamo danzato io e te
né camminato mano nella mano
non ci siamo fermati in mezzo al mondo
per guardarci negli occhi e darci un bacio
oh, tu sei fortunato
ché non hai mai voluto queste cose
ma io le avrei volute
(lo so che non ti piace di sentirlo)
avrei voluto accarezzarti ovunque
senza dover pensare a chi ci guarda
sono piccole cose, non è vero?
eppure così grandi, così grandi...
si sopravvive, come a una ferita
come ad un taglio inferto in mezzo al petto
ch'è ormai solo una vecchia cicatrice
quelle che senti quando cambia il tempo.
Ma brucia ancora, e il tempo qui non cambia.



martedì 15 settembre 2015

Lascia che ti racconti

Lascia che ti racconti - è storia vera! -
quello che mi è successo ieri sera.

Mentre venivo verso casa tua,
l'angelo della fonte
che gorgheggia tranquillo in via Paolina
mi ha visto e ... indovina? ...
ha cominciato a svolazzarmi in fronte,
danzando come fanno le farfalle
sui fiori dell'estate,
o come sopra gli alberi le fate.

venerdì 11 settembre 2015

Esquilino

Felice la barbona dell'Olmata
che ti vede passare, amore mio:
così potessi anch'io
vederti quando inizia la giornata.

Felice quella fonte in via Paolina
che ti bacia le labbra, amore mio:
così potessi anch'io
baciarti quando passi la mattina.

Felici sono i muri, sono i sassi,
ogni lastrone ed ogni sampietrino
che lungo l'Esquilino
ascoltano il rumore dei tuoi passi.

Ma cento volte più felice il vento
che ti sfiora i capelli, amore mio:
così potessi anch'io
sfiorarti cento volte, e ancora cento.



venerdì 28 agosto 2015

Camminata notturna

Lascio Niguarda a piedi. Questa sera
non ho più fretta di tornare a casa.
A passo lento cambierò il tragitto
per raggiungere un letto ed un soffitto.

Mi sento perso, e ho il sale dentro agli occhi,
ma ancora voglio perdermi stasera.
Cammino e sento il cuore come ghisa,
come un muro scrostato alla Bovisa.

Cosa dovrei pensare, a quale forza,
a quale tempo, a quale soluzione?
Non ho più voglia di pensare a dio:
in questa strada passo solo io.

Ho voglia di pensare ad un ragazzo
che non conosco ancora, alla sua voce
e a quel suo sguardo obliquo da cattivo...
Ho voglia di sentirmi ancora vivo.




mercoledì 19 agosto 2015

It's raining cats and dogs

Di colpo, a un abbaiare giù in cortile
rispondono altri cani per la strada
e nei palazzi intorno, e mi distraggo
e poso il libro sopra il comodino.
Tolgo gli occhiali e mi stropiccio a lungo
(dovrò fare la barba domattina).
Mi accorgo di altri suoni, di altre voci,
di corse e di risate con la spesa,
mentre nel vano della mia finestra
gli uccelli si rincorrono, impauriti
da nuvole che arrivano veloci.
Poi ritorna un silenzio, ma stavolta
manca la calma. Tutto il mondo intorno
è carico d'attesa. D'improvviso
la tenda si contorce in preda al vento
e il silenzio si rompe un'altra volta,
l'ultima, e sento porte e bimbi e cani
donne e risate e grida e motorini.
Mi avvicino e respiro di quell'aria,
poi chiudo e guardo l'acqua contro il vetro.

Non leggo più. Cazzeggio su instagram
ed incontro per caso il gatto Pietro
che si diverte a mordere un orecchio.
Lo faceva anche Ciccio, mi ricordo,
ma era vent'anni fa. Mi sento vecchio.



venerdì 14 agosto 2015

Il vento

Come un filo di vento
fresco d'un suo profumo inaspettato
s'insinua lieve dentro le fessure
delle persiane opposte al solleone,
ma il tempo di sentirlo e più non dura
e torna al sopravvento la calura;

così mi sei apparso,
con lo sguardo lucente dei ragazzi
ch'eravamo noi due, felici allora,
e non sembra trascorsa un'altra vita...
ma un giorno solo e già ti porta via
un altro treno, ed anche l'allegria.





martedì 28 luglio 2015

Gli amanti

Noi due non siamo fatti
del tempo che passiamo in mezzo agli altri
ma di quei pochi istanti
rubati come rubano i bambini
vissuti con l'azzardo degli amanti
in una strada buia o contro un muro
pericolosamente al primo piano.
Non so quanto sia giusto. Non importa.
Il tuo corpo confonde i miei timori
e non voglio curare la ferita
voglio solo sentire la tua pelle
e il tuo sapore sotto le mie dita.



sabato 4 luglio 2015

Quattro minuti e sedici secondi

Che cazzo di giornata rallentata,
tra caldo, solitudine e doveri.
Tu sei lontano, e penso che era meglio,
che non mi succedeva quando c'eri.

Quando sei qui con me non trovo spazio
per fare tutto quello che ho da fare,
perché sei prepotente e prendi tutto:
il mio tempo, i miei sensi, il mio pensare.

E mi consolo quando te ne vai
pensando che avrò tempo, finalmente...
e invece passo il tempo inutilmente,
e mi domando spesso cosa fai.



venerdì 3 luglio 2015

Senza titolo #4

E' nei tuoi occhi che ritrovo il senso,
dentro i tuoi occhi grandi e luminanti:
quando ci penso, solo come adesso,
capisco perché vale andare avanti.
Perché vedo nel modo in cui  mi guardi,
quando mi guardi in quel tuo modo raro,
tutto il bello di me che io non vedo.

Potrei affrontare eserciti,
credere a tutto quello in cui non credo
e diventare quello che non sono,
ladro assassino ipocrita bugiardo,
soltanto per difendere un tuo sguardo.




martedì 30 giugno 2015

Il giorno più lungo

Dunque, lo sai qual è
la novità di oggi?
Che tutti gli orologi
hanno un secondo in più.

Questo perché la terra
ruota sul proprio asse,
e se non rallentasse
ci butterebbe giù!

venerdì 26 giugno 2015

Ospiti illustri n° 26: SCOTUS

SCOTUS, Supreme Court Of The United States, 26 giugno 2015 
#LoveWins

***

They ask for equal dignity
in the eyes of the law.
The Constitution
grants them that right.



martedì 23 giugno 2015

Ninna nanna (io sono la tua casa)

Non riesco a non guardarti mentre dormi
dormi sul mio divano, finalmente
e intanto il tuo respiro
dà vita alla mia casa
e mi risuona dentro, perché io
io sono la tua casa
e non c'è altro al mondo
noi due soltanto, soli
soli davanti a Dio
se ancora Dio ci guarda
e se così ha voluto
che fosse l'universo
il mio solo universo
l'unico che conosco
che vivo, che attraverso
e tutto il resto è fuori
se ancora esiste un fuori
ma tu sei dentro me
io sono la tua casa
e ancora veglierò sopra il tuo sonno
e ancora canterò per i tuoi sogni

     sei mela, ed io la buccia,
     sei cane, ed io la cuccia,
     sei tela, ed io cornice,
     io terra e tu radice,
     tu perla ed io conchiglia,
     io il porto e tu la chiglia,
     io fuoco e tu fenice,
     tu bimbo ed io nutrice

Dormi, tesoro mio, tra queste mura
tra le mie braccia non avrai paura.




venerdì 29 maggio 2015

Dante, i' so che Lapo e - guarda - anch'io

Anche questo sonetto è ispirato al gioco poetico della risposta per le rime. 
Il sonetto di partenza è il famoso "Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io", in cui Dante Alighieri immagina di fare un giro in barca con gli amici. Ho immaginato la risposta di Guido Cavalcanti.

***

Dante, i' so che Lapo e - guarda - anch'io
non s'è concordi al tuo ragionamento,
ch'ancora è troppo forte lo spavento
ch'ebbimo pel recente tramestio.

Rammenti? Mi dicesti «amico mio,
ho preso un fuoribordo ch'è un portento!
Te va a chiamare Lapo, e in un momento
si fa merenda all'Elba da mi' zio!».

Te ti ricordi che successe poi,
che t'infischiasti ch'io t'urlai «rallenta!»
e ti scontrasti con l'incrociatore?

E ancora vuoi giocare all'armatore?
Portaci Vanna, Lagia e l'altre trenta,
ma non sperar che ci si venga noi!



venerdì 1 maggio 2015

Da Nice a Pietro

Nel blog Vibrisse, Giulio Mozzi ha proposto un gioco poetico che consiste nel rispondere per le rime a una poesia più o meno famosa del passato (le regole si trovano qui). 
Ho immaginato la risposta data da Nice a quanto affermato da Metastasio (Pietro Trapassi) ne "La partenza" (qui su vibrisse). 

domenica 12 aprile 2015

Ospiti illustri n° 25: Giosuè Carducci

Giosuè Carducci, da Rime nuove, 1887 
PIANTO ANTICO

***

L'albero a cui tendevi
La pargoletta mano,
Il verde melograno
Da' bei vermigli fior

Nel muto orto solingo
Rinverdì tutto or ora,
E giugno lo ristora
Di luce e di calor.

Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l'inutil vita
Estremo unico fior,

Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.



domenica 5 aprile 2015

La pioggia in autostrada

Taci. Mi distoglie
il pianto e non odo
parole che dice
Isoradio, ma odo
parole tue sole
che querule tornano a storie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nove e tre quarti.
Piove su le escavatrici
nei cantieri sparsi,
piove su i Tir
scontrosi ed erti,
su gli inesperti
pulmini,
su le vetture adiacenti
dai fari smorti,
su i segnali storti
dei veicoli lenti,
piove su i nostri volti
stravolti,
piove su le nostre maglie
intrise,
e su i rivestimenti
leggieri
di questa cabriolet
che ormai non si chiude
(che iella!),
su la mia manovella
che ieri
tu usasti, che oggi perdesti,
o Ermione.

venerdì 20 marzo 2015

Ospiti illustri n° 24: Luciano Folgore

Luciano Folgore, da Poeti controluce, 1922 
LA PIOGGIA SUL CAPPELLO

***

Silenzio. Il cielo
è diventato una nube,
vedo oscurarsi le tube,
non vedo l'ombrello
ma odo sul mio cappello
di paglia,
da venti dracme e cinquanta
la gocciola che si schianta,
come una bolla,
tra il nastro e la colla.
Per Giove, piove
sicuramente,
piove sulle matrone
vestite di niente,
piove sui bambini
recalcitranti,
piove sui mezzi guanti
turchini,
piove sulle giunoni,
sulle veneri a passeggio,
piove sovra i catoni,
e, quello ch'è peggio,
piove sul tuo cappello
leggiadro,
che ieri ho pagato,
che oggi si guasta;
piove, governo ladro!...

sabato 14 marzo 2015

Ospiti illustri n° 23: Gabriele D'Annunzio

Gabriele D'Annunzio, da Alcyone, 1903 
LA PIOGGIA NEL PINETO

***

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove sui mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
sui ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

domenica 8 febbraio 2015

Ai sette miei lettori

Ai sette miei lettori
- se ancora lo saranno! -
che si domanderanno
chissà, chissà dov'è?
che pur nella distanza
dan corso alla speranza
ch'io torni presto o tardi...
vorrei dire di me.

Corro sovente a destra,
sovente corro a manca,
e l'anima l'ho stanca
e ancor più stanco il pié.
Ma pur col fiato corto,
non sono ancora morto
e spero, presto o tardi,
di ritrovare me.

Perciò non disperate
voi sette miei lettori:
se i miei capolavori
non valgono granché,
per mesi - o forse lustri -
avrete "ospiti illustri".
E un giorno, presto o tardi,
ritroverete me.



venerdì 16 gennaio 2015

Ospiti illustri n° 22: Metastasio

Metastasio (Pietro Trapassi, 1698 - 1782)
LA PARTENZA 
1746 o 1749

***

Ecco quel fiero istante;
Nice, mia Nice, addio.
Come vivrò, ben mio,
così lontan da te?
Io vivrò sempre in pene,
io non avrò più bene;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Soffri che in traccia almeno
di mia perduta pace
venga il pensier seguace
su l'orme del tuo piè.
Sempre nel tuo cammino,
sempre m'avrai vicino;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Io fra remote sponde
mesto volgendo i passi,
andrò chiedendo ai sassi,
la ninfa mia dov'è?
Dall'una all'altra aurora
te andrò chiamando ognora,
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Io rivedrò sovente
le amene piagge, o Nice,
dove vivea felice,
dove vivea con te.
A me saran tormento
cento memorie e cento;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Ecco, dirò, quel fonte,
dove avvampò di sdegno,
ma poi di pace in pegno
la bella man mi diè.
Qui si vivea di speme;
là si languiva insieme;
e tu, chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Quanti vedrai giungendo
al nuovo tuo soggiorno,
quanti venirti intorno
a offrirti amore e fé!
Oh Dio! chi sa fra tanti
teneri omaggi e pianti,
oh Dio! chi sa se mai
ti sovverrai di me!

Pensa qual dolce strale,
cara, mi lasci in seno:
pensa che amò Fileno
senza sperar mercé:
pensa, mia vita, a questo
barbaro addio funesto;
pensa... Ah chi sa se mai
ti sovverrai di me!