lunedì 26 dicembre 2011

Stasera

Stasera non mi dare le parole
calmami col tuo corpo
scaldami col tuo fiato
intreccia le tue dita con le mie
rallenta il tempo, svelami il silenzio
e portami nel centro del tuo mondo
stringiti alle mie spalle e non lasciarmi
e muori accanto a me, e fai ch'io muoia...
Sorgerà il sole, e allora
potremo dirci che ci amiamo ancora.


sabato 24 dicembre 2011

Il regalo di natale

Quest'anno il mio regalo di natale
è stata un'influenza
con una settimana di degenza.
Sembrerà surreale
ma quel che mi appariva un contrattempo
si è rivelato invece un grande dono
che mi ha reso padrone del mio tempo.
Trascorsi i primi giorni
tra febbre, tosse, sonno e raffreddore
ho potuto passare molte ore
disteso sul divano in compagnia
della mia cara amica Nostalgia.

Insieme a lei ho riletto alcuni brani,
con il suo aiuto ho scritto alcune cose,
e in quello stato misto
- mezzo cosciente e mezzo addormentato -
ho riscoperto cose del passato.
Ad esempio ho rivisto
lo sceneggiato Rai del sessantotto,
quello in cui si racconta l'epopea
di un intrepido e astuto giovanotto,
con Bekim Fehmiu che girava biotto
ovunque lo portasse la marea...
otto puntate intere di Odissea!
Ma non è tutto: ho anche riascoltato
le musiche di quand'ero marmocchio
e che da tanto non sentivo più:
la colonna sonora di Pinocchio,
Dalla, Battisti, Nuntereggae più,
e quelle che cantava mio papà,
Re di denari e Ma che freddo fa.

Ho davvero gradito questi doni
che hanno una consistenza immateriale
ma che arrivano quasi a farmi male
tanta è l'intensità delle emozioni!
Che bello se sapessimo trovare
il modo di donare sensazioni,
se ognuno dei pacchetti di natale
contenesse un diverso sentimento,
un bacio, una parola, dell'affetto...
In fondo chi l'ha detto che un regalo
debba per forza essere un oggetto,
che un gesto, un tocco, un detto
non risulti un pensiero più gradito?

Ho trovato in un sito (*)
un elenco di doni suggeriti:
una giornata spesa a dare baci,
la lettura dei brani preferiti,
sentirgli dire del perché gli piaci
e dirgli tutto quello che vuoi dire,
formulare domande pertinenti
e ascoltar ben attento la risposta,
fargli avere (per posta?)
un elenco esaustivo dei suoi pregi
(non importa se in ordine o a casaccio),
stringersi in un abbraccio,
passare alcune ore in compagnia
di persone simpatiche ed amate,
farsi tante risate...

I regali più belli
tutto sommato sono sempre quelli.



(*) nel blog di Paolo, che si trova qui che purtroppo Paolo ha chiuso nel frattempo.


martedì 20 dicembre 2011

Il mio amico romano

- Pronto, sei tu? - So' io. - Ma qual buon vento!?!
Sei a Milano? - Si, ma de straforo...
so' qua da stamattina per lavoro
e ho il treno che me parte tra un momento.

- E come stai? È un po' che non ti sento...
- So' stanco! Oggi, finito il concistoro,
i colleghi de qua (mortacci loro!)
ci han portati al museo del Novecento.

- Ma dai! E t'è piaciuto? - Non è male...
No, senti, so' sincero: in quei stanzoni
me sembravo Albertone alla Biennale!

Tolti Pellizza e il bronzo de Boccioni,
il resto... che voi fa'... sarò brutale,
ma me so' fatto proprio du' cojoni!!



mercoledì 14 dicembre 2011

Dietro il sipario di portoni aperti

Ok, argomento chiuso.
Ho smesso di pensarti.
O forse dovrei dire 'immaginarti'...
Ho smesso di guadarti e di toccarti,
di ridere con te, di raccontarti,
di ascoltarti il respiro mentre dormi,
mentre mi stringi piano
per non cadere giù dal mio divano...
Ho smesso di provare quelle cose
che insieme non abbiamo mai provato.
Basta. Finito. Smesso. Ti ho archiviato
tra le cose intraviste solamente
e subito perdute,
come certi profumi
che arrivano dai vasi dei terrazzi,
come i cortili antichi dei palazzi
che si mostrano un attimo soltanto
dietro il sipario di portoni aperti
e subito richiusi.

Forse ci siamo illusi
mentre ci guardavamo quella sera,
ognuno con la nostra vita vera,
coi nostri amori e con i nostri guai... (*)

Rimpiango solo ormai di non sapere
quel che non saprò mai:
s'ero da solo o se eravamo in due,
se mi ero illuso o ci eravamo illusi...
perché non penso più di rivederti,
giacché purtroppo quei portoni aperti
si sono già richiusi. 

***
 
(*) si chiama mamihlapinatapai.

















 


giovedì 8 dicembre 2011

Ancora due minuti

Ancora due minuti e mi addormento.
Il sonno si avvicina. Già lo sento
che mi poggia la mano sopra gli occhi,
mentre in questo silenzio
le lancette di un piccolo orologio
suonano come fossero rintocchi.

Mi resta giusto il tempo
di concentrarmi un poco sul tuo viso.
... pensa se il tuo sorriso
fosse a un passo da me, se la tua mano
si avvicinasse a carezzarmi gli occhi ...

Svaniscono i rintocchi
mentre mi vince il sonno sul divano.


martedì 6 dicembre 2011

Che idiota!

Stasera ritornavo verso casa
tranquillo, rilassato, a passo lento,
svuotato da qualunque sentimento,
con nelle cuffie il suono di un'orchestra
dopo due ore e mezza di palestra.

Di colpo mi son detto “vuoi vedere...?”
Ho accelerato il passo, col magone.
Ho corso, e mentre i fili delle cuffie
si sono attorcigliati al mio borsone
ho rischiato finanche di cadere...

Finché non ho raggiunto il mio portone.

Non c'era la tua auto parcheggiata.
C'ero soltanto io, con il fiatone.

Mi sa che devo darmi una calmata!


lunedì 5 dicembre 2011

Quel nostro stare bene

Fin dal primo momento
dei tanti che abbiam speso in quel locale,
prima delle risate e dei segreti,
della birra cinese e dei gelati,
prima di quell'immenso stare bene
diventato oramai solo un ricordo,
prima di tutto questo io già sapevo
che non sarebbe stato più lo stesso
una volta rimasto con me stesso.

Ma in qualche modo pure già capivo
che non c'era futuro in quell'incontro,
che le parole mute
trasmesse con gli sguardi
sarebbero rimaste immaginate,
nascoste tra la birra e l'allegria
di quel locale di periferia.

Quello che non sapevo
era con quanta forza gli appartieni.
Questo davvero mi è rimasto impresso!
E ancora un'altra cosa non sapevo:
che il ricordo del nostro stare bene
mi si sarebbe sciolto nelle vene
tanto da intossicarmi ancora adesso.