mercoledì 31 dicembre 2014

Ti vogghju beni forti

Ajeri ti squatravi dint'all'occhi
e nci trovai la toi malincunia.
Volia u ti dicu: passamilla a mmia
sta pena chi ti pisa subba o cori,
t'a portu jeu, pe n'ura o pe na vita,
jeu no mi spagnu, jeu nu mi scumportu,
jeu nci'a fazzu m'a portu!
Tu abbasta u chjudi l'occhi
e m'u t'appoji subba o cori meu
pe mu ti scordi tutti i cosi storti...
   Ca tu lu sai, ti vogghju beni forti
   e si tu mori jeu moru cu ttia.

T'u staju dicendu cu i paroli mei,
cu a parràta chi prima mi 'mparai,
ca sta parràta m'assimigghja assai:
j'è aspra e faticusa,
ma avi paroli chjni i sentimentu
chi canuscinu a forza i nu turmentu,
comu a chistu chi sentu
chi mi surgi nt'o pettu
comu faci a jhumara quandu crisci
chi a lampu jetta mura e scascia porti...
   Ca tu lu sai, ti vogghju beni forti
   e si tu mori jeu moru cu ttia.

















Ieri ti ho guardato negli occhi / e ci ho trovato la tua malinconia. / Volevo dirti: passala a me / questa pena che ti pesa sul cuore / te la porto io, per un'ora o per una vita / io non ho paura, io non mi scoraggio / io ce la faccio a portarla! / Basta che tu chiuda gli occhi / e che ti appoggi sul mio cuore / per dimenticare tutte le cose sbagliate... / Ché tu lo sai, ti voglio bene forte / e se tu muori io muoio con te.
Te lo sto dicendo con le mie parole, / con la lingua che ho imparato per prima, / perché questa lingua mi assomiglia molto / è aspra e faticosa, / ma ha parole piene di sentimento / che conoscono la forza di un tormento, / come questo che sento / che mi sgorga nel petto / come fa la fiumara quando aumenta / che rapida abbatte i muri e rompe le porte... / Ché tu lo sai, ti voglio bene forte / e se tu muori io muoio con te.


mercoledì 12 novembre 2014

O bosco di parole e d'argomenti

Sono tornato sulle pagine di Vibrisse con questo sonetto, ispirato dai versi di Giovanni Della Casa pubblicati qui e dai miei sentimenti contrastanti. La persona citata nell'ultimo verso è un assiduo e arguto frequentatore di quel blog.

***

O bosco di parole e d'argomenti,
di versi che s'intrecciano tra i rami
e coi racconti tessono ricami
e con gli accordi lieti dei commenti,

perché non posso ai tuoi ragionamenti
resistere, negandomi a' richiami,
perché non so, per quanto pur lo brami,
negare il passo ai tuoi camminamenti?

Nel folto ombroso tuo, da forestiero,
mi addentro con badile e piccamarra
ed ogni giorno traccio un mio sentiero;

ma silenzioso, ché l'ultima sciarra
echeggia ancora dentro 'l mio pensiero.
Pure son sempre qui, più d'Acabarra!



sabato 8 novembre 2014

Le tue gambe

Ogni mattina guardo le tue gambe
salire sul mio tram,
sedersi in fronte a me,
più o meno dirimpetto,
fasciate in quel tuo pantalone stretto.

Parlano, le tue gambe, lo sapevi?
Anche se a volte siedi un po' lontano
sento il loro richiamo,
le cerco in mezzo a tutte le altre gambe
e infine le ritrovo
nascoste dentro un pantalone nuovo.

Mi chiamano, io taccio.
Ma quando le accavalli
mi perdo nella linea del polpaccio,
poi risalgo al ginocchio
e infine butto un occhio sulle cosce
e le nascondo in mezzo alle mie ciglia.
E dell'intimità di questo gesto
tu certo non ti accorgi.

Almeno fino ad oggi.

Oggi mi son distratto
(colpa di un nuovo pantalone blu)
e le ho guardate un attimo di più.
Quando mi son ripreso
con discrezione ho sollevato un occhio
e ho visto che guardavi le mie mani.

«Cazzo, ho fatto il pastrocchio!».
Questo pensavo lungo via Cusani,
ed anche a quello che accadrà domani.



domenica 26 ottobre 2014

Spoon River # 7. Gastone (uno svenevole)

Da giovine ebbi un'ottima salute,
senza dolori e senza mai paura:
mi copriva di rose la natura
le guance carezzevoli e paffute.

Ma alle pene dapprima sconosciute
soggiacqui al tempo dell'età matura,
quando m'innamorai per avventura
d'un uomo dalle braccia nerborute.

Bello, virile, maschio, grande e forte:
fui preso per colui d'un tale amore
ch'io paventai d'addivenire a morte!

Per questo mi recai dal mio dottore,
perché le guance ormai m'erano smorte
per il disio ch'io avea del seduttore!

Ma in preda al mio languore
non m'avvidi del subdolo zerbino
e smisi di soffrire sul gradino.



venerdì 12 settembre 2014

Il narratore

Più ancora dell'amore che ti porto
vale il racconto stesso dell'amore,
più dell'amante vale il narratore
se sarà vivo quando sarò morto.

Ora che ancora t'amo mi conforto
ché ancora sento il suono del tuo cuore...
quando non sentirò più quel rumore,
se ancora avrò respiro, sarà corto.

Poi non saremo più. Per sempre persi
nel niente che è l'essenza dell'inferno,
noi che eravamo stati due universi...

Ma forse resterà questo quaderno,
ancora resteranno questi versi
a dire che ti avrei voluto eterno.



mercoledì 13 agosto 2014

Spoon River # 6. Gionata (un marinaio)

Quando lasciai la terra
e mi imbarcai nel mondo
decisi che ti avrei per sempre persa.
Sapevo che mai più sarei tornato.
Pure venni a cercarti
per dirti una bugia.
Posasti il tuo ricamo sulla panca
ma non dicesti nulla
e solo mi guardasti andare via.

Un marinaio è fatto di promesse,
cambia le donne e i porti
come cambia l'ingaggio.
Soltanto le parole son le stesse:
sempre quel giuramento ad ogni viaggio,
sempre alla fine un nuovo tatuaggio.

lunedì 28 luglio 2014

Ospiti illustri n° 21: Erri De Luca

Erri De Luca
PREGHIERA DI UN SOLDATO DI NOTTE

***

Chi ha costruito una casa nuova e non l'ha abitata
chi ha piantato una vigna e non ne ha raccolto
chi ha una ragazza promessa e non l'ha presa
vada alla sposa, all'uva, al focolare
e ne goda possesso per un anno
prima di unirsi agli altri nella guerra.
Infine chi ha paura, chi è tenero di cuore
resti a casa e non sciolga il coraggio
ai suoi fratelli in guerra.
Ho letto queste regole nei libri sacri
e ho avuto desiderio di appartenere a un popolo antico
di buon cuore con la gioventù.
Perché ho lasciato il raccolto in fiore
la casa senza tetto
e la ragazza al treno.
Sono di sentinella sulla notte
da una cresta di vetta
in una guerra insonne.
Le mitraglie sfracellano ghiaccio a lume di luna
aspetto che mi scuota il tremito del gelo
per tremare senza la vergogna.
Ho paura del cielo, che non faccia giorno
ho paura del suolo, che m'inghiotta vivo
ho paura del fiato che sale bianco al buio
e fa di me un bersaglio,
ho paura Signore: perché a me questo?
Perché non ho diritto a vivere
e devo invece chiedere in ginocchio?
Non mi basta il domani, io voglio la durata
abituarmi agli anni, andare alle nozze dei figli
e in questa notte di bestemmia anche alle loro tombe.
Voglio avere sonno accanto alla ragazza
quando avrà i capelli bianchi.
Perché ti devo chiedere in ginocchio
di vivere, sfruttare fino a feccia
la vita che mi riempie?
Chi di noi avrà diritto a questo
non sarà il più giusto, né il migliore,
potrei essere anch'io, Signore, le tue stelle
spegnile con le nuvole
ch'io resti invisibile alla mira
e al casaccio di schegge, ma pure se non puoi
proteggermi o non vuoi
non mi lasciare il corpo sopra i sassi
e gli occhi non li dare ai corvi.
Non mi chiedere conto delle collere
contro di te, non so pregare in pianto.
Quando gela non escono le lacrime,
piangerò in primavera.


















28 luglio 1914 - 28 luglio 2014


sabato 12 luglio 2014

Il decalogo del poeta

Dell'ottimo poeta
- che tale io mi sento -
il sommo giuramento
per voi trascriverò:

è un pierio sacro voto
che in forma di catalogo
enumera il decalogo
ch'io sempre osserverò.

Eviterò la boria
e i toni supponenti,
ma adesso state attenti
ché non ripeterò!

L'ispirazione conta
e conta il sentimento:
su congruo emolumento
per voi io comporrò.

Mi guarderò dal dire
parole bieche e oscene:
piuttosto dirò pene,
ma cazzo proprio no!

Se facio degli erori
li agiusterò via via,
perché l'ortografia
io penzo che la sò!

Sebben che il verseggiare
imponga ardue fatiche,
licenze poetìche
non mi concederò.

Non mi farò allettare
dall'allitterazione,
che all'itterizia espone
e allide dopo un po'.

Dominerò da mago
metafore e traslati,
che son come prelati
seduti sul comò.

Farò rime baciate
ma non farò assonanze
che sono sacrosante
ma io non le farò!

La metrica è importante
per chiunque voglia definirsi poeta,
è una norma che dovrebbe diventare consueta
che dunque seguirò.

Rifiuterò sdegnoso
qualunque incensamento:
lasciatemi un commento,
ve lo dimostrerò!




martedì 8 luglio 2014

Piccola ode alla mortazza

Dell'insaccato nobile
ripieno di pistacchio
non basta un palimbacchio
per dire le virtù,

ma serve un'ode piccola,
che pesi circa un etto,
oppure un bel sonetto
con qualche fetta in più.

C'è chi ne fa spiedini,
c'è chi la mangia a fette,
c'è invece chi la mette
fin sopra il canapè...

Anch'io, come questi ultimi,
non so starle lontano:
la tengo sul divano,
la voglio accanto a me.



venerdì 4 luglio 2014

Il mio divano

Di tante cose che ci sono in casa
tu certo preferisci il mio divano
ché ti ci lanci su come un alano
immantinente appena si rincasa.

Se non ti incastri come una mortasa
ti stendi con un fare dannunziano
e mentre lasci andare giù la mano
allunghi i piedi sopra la cimasa.

«Non stare sempre là, che poi si sfonda!
Togli le scarpe, dai... lo sai che è bianco!!
Guarda i cuscini... dio, che baraonda!!!».

Ti giri lentamente sopra un fianco,
mi guardi con la faccia moribonda
e mi sussurri piano: « ... sono stanco... ».

Finisce che m'abbranco,
per non cadere giù mi tengo stretto
e infine m'addormento sul tuo petto.




giovedì 12 giugno 2014

Ospiti illustri n° 20: Salvatore Di Giacomo

Salvatore Di Giacomo
MARZO

***

Marzo: nu poco chiove
e n'ato ppoco stracqua
torna a chiòvere, schiove,
ride 'o sole cu ll'acqua.

Mo nu cielo celeste,
mo n'aria cupa e nera,
mo d' 'o vierno 'e tempeste,
mo n'aria 'e Primmavera.

N'auciello freddigliuso
aspetta ch'esce 'o sole,
ncopp' 'o terreno nfuso
suspireno 'e vviole.

Catarì!... Che vuo' cchiù?
Ntiénneme, core mio!
Marzo, tu 'o ssaie, si' tu,
e st'auciello song' io.



venerdì 6 giugno 2014

Di sogni e di miracoli

Adesso vorrei prenderti per mano
portarti a fare un giro in questa notte
noi due, abbracciati stretti
volando sopra i tetti
fermarci in cima al duomo, e di lassù
svegliare la città
urlando che ti amo
e con un salto poi scappare via
lungo la galleria
nascosti come bimbi dispettosi
nascosti ancora al mondo... ma al mattino
vorrei tenerti ancora più vicino
stretti in mezzo alla gente
fermi in un fotogramma in bianco e nero
in un abbraccio vero
piangere finalmente
e ritornare a casa piano piano
e accorgermi alla fine
che non ho mai lasciato la tua mano.



mercoledì 4 giugno 2014

Destini

Io no, non conosco trincee
nascoste coi sacchi di terra
scavate nei fumi di guerra
legate col filo spinato

io no, non conosco il boato
di schegge impazzite sotterra
che impasta di sangue e che serra
la polvere nelle trachee

neppure conosco lo sguardo
posato su di una verbena
su un giovane fiore di cardo

un ciottolo in una morena
che ignora qualunque traguardo
anch'io sono un uomo di pena
















(dedicata a Giuseppe Ungaretti)

sabato 31 maggio 2014

Ospiti illustri n° 19: Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto, Rime, Sonetto XVII
OCCHI MIEI BELLI, MENTRE CH'I' VI MIRO

***

Occhi miei belli, mentre ch'i' vi miro,
per dolcezza inefabil ch'io ne sento,
vola, come falcon c'ha seco il vento,
la memoria da me d'ogni martiro;

e tosto che da voi le luci giro,
amaricato resto in tal tormento
che, s'ebbi mai piacer, non lo ramento:
ne va il ricordo col primier sospiro.

Non sarei di vedervi già si vago
s'io sentissi giovar, come la vista,
l'aver di voi nel cor sempre l'imago.

Invidia è ben se 'l guardar mio vi attrista;
e tanto più che quello ond'io m'appago
nulla a voi perde, ed a me tanto acquista.




domenica 25 maggio 2014

Tu m'hai diviso il cuore in cinque parti

Tu m'hai diviso il cuore in cinque parti
e sopra ognuna hai messo la tua impronta,
e giochi come un bimbo che confronta
i cocci che ha salvato dagli scarti.

Un pezzo quando rido ad ascoltarti;
un pezzo è se mi sfiori, e il sangue monta;
poi quando soffri, e il tempo non si conta;
un pezzo è la tristezza quando parti.

L'ultimo l'hai nascosto, ed è un segreto:
non so cosa ci hai scritto, non l'hai detto,
ma so che quando manchi sono inquieto ...

Così, dove l'hai messo lo sospetto,
visto che torno ad essere completo
solo quando ti stringo contro il petto.



venerdì 2 maggio 2014

Alla mostra di Piero Manzoni

L'esperto sta parlando infervorato
di questo artista assai controcorrente,
delle sculture vive che ha creato
mettendoci la firma solamente.

«Quel gesto oggi diventa illimitato:
per diventare "arte" è sufficiente
farsi una selfie col certificato
taggandola come #operavivente».

Gianna mi guarda un po' disincantata,
poi mi sussurra cospirazionista:
«Tu che ne dici di questa trovata?».

Rispondo col mio tono disfattista:
«A me, mi pare proprio una cagata!».
«Giusto,» mi fa «però ... merda d'artista!».



sabato 1 marzo 2014

Il veleno degli dei

"a lui Atena / prodigiosa bellezza versò sulle spalle e sul capo"
Odissea, libro VIII, 18-19


Sei più dentro di me se non ci sei,
mi manchi e ti ritrovo in ogni cosa,
mi scopro ad ascoltare silenziosa
la voce che conosce i nomi miei,

e il tempo perde senso e anch'io vorrei
perdermi in questo estatico qualcosa,
in questa sensazione difettosa,
dolce come il veleno degli dei.

Questa di tante cose che m'hai dato
resta la più crudele e la più strana,
quella che non avevo immaginato

quel giorno, su un muretto di fontana,
quando la prima volta ti ho guardato.
Atena non sarà stata lontana.




domenica 23 febbraio 2014

La rogna

Dicono che l'amore
all'uomo gli abbisogna,
che ognuno se lo sogna
se non ce l'ha per se.

Io penso che è un errore,
o - peggio - una menzogna,
ché a me sembra una rogna
l'amore che ho per te.

Pure se non ci sei
mi resti sempre addosso,
ed io divento matto

ché dai pensieri miei
rimuoverti non posso
nemmeno se mi gratto.



martedì 4 febbraio 2014

Ospiti illustri n° 18: Franco Battiato

Franco Battiato, da Mondi lontanissimi, 1985
L'ANIMALE

***

Vivere non è difficile,
potendo poi rinascere
cambierei molte cose,
un po' di leggerezza e di stupidità.

Fingere, tu riesci a fingere
quando ti trovi accanto a me,
mi dai sempre ragione
e avrei voglia di dirti che è meglio se sto solo.

     Ma l'animale che mi porto dentro
     non mi fa vivere felice mai,
     si prende tutto, anche il caffè,
     mi rende schiavo delle mie passioni
     e non si arrende mai,
     e non sa attendere,
     e l'animale che mi porto dentro vuole te.

Dentro me segni di fuoco
e l'acqua che li spegne,
se vuoi farli bruciare
tu lasciali nell'aria, oppure sulla terra.

     Ma l'animale che mi porto dentro
     non mi fa vivere felice mai,
     si prende tutto, anche il caffè,
     mi rende schiavo delle mie passioni
     e non si arrende mai,
     e non sa attendere,
     e l'animale che mi porto dentro vuole te.



giovedì 23 gennaio 2014

Sit tibi terra levis

"Cosa cazzo ti piangi, sei coglione?".
Mi sembra di sentirti
mentre mi asciugo gli occhi col maglione.
E si, forse hai ragione:
a cosa vuoi che serva il mio dolore
se tu non puoi vederlo,
se io dovrò scordarlo già domani...
domani dovrò vivere,
e allora tanto vale farlo adesso
qui, chiuso in questo cesso
dove ho nascosto il viso tra le mani.
Un poco d'acqua fresca
per lavare le lacrime e il dolore,
un respiro profondo
prima di ritornare in mezzo al mondo.

Ma tu non passerai dentro di me,
ritornerai a cercarmi
quando sarò da solo
e parlerai con me
mentre starò bevendo quel caffè.

Ti sia lieve la terra, amico mio,
com'era lieve il tuo modo di fare.
Se un altro luogo esiste
spero che t'assomigli,
sarebbe un gran bel posto dove stare.



mercoledì 1 gennaio 2014

Ospiti illustri n° 17: Alda Merini

Alda Merini, da Vuoto d'amore, 1991
LE OSTERIE

***

A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell'eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l'acre vapore del vino
indenne,
meglio l'ubriacatura del genio,
meglio si meglio
l'indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d'oro.