sabato 8 novembre 2014

Le tue gambe

Ogni mattina guardo le tue gambe
salire sul mio tram,
sedersi in fronte a me,
più o meno dirimpetto,
fasciate in quel tuo pantalone stretto.

Parlano, le tue gambe, lo sapevi?
Anche se a volte siedi un po' lontano
sento il loro richiamo,
le cerco in mezzo a tutte le altre gambe
e infine le ritrovo
nascoste dentro un pantalone nuovo.

Mi chiamano, io taccio.
Ma quando le accavalli
mi perdo nella linea del polpaccio,
poi risalgo al ginocchio
e infine butto un occhio sulle cosce
e le nascondo in mezzo alle mie ciglia.
E dell'intimità di questo gesto
tu certo non ti accorgi.

Almeno fino ad oggi.

Oggi mi son distratto
(colpa di un nuovo pantalone blu)
e le ho guardate un attimo di più.
Quando mi son ripreso
con discrezione ho sollevato un occhio
e ho visto che guardavi le mie mani.

«Cazzo, ho fatto il pastrocchio!».
Questo pensavo lungo via Cusani,
ed anche a quello che accadrà domani.



5 commenti:

  1. di poetico voyeurismo... ;-) ciao carissimo, è sempre un piacere leggerti.

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    1. Ciao, Bruno.
      Il piacere è tutto mio, nel ritrovarti qui, gentile come sempre.
      Come va il tuo libro? E come va la vita? E il tennis? ;-)

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    2. sono alla terza correzione di bozza e mi sto esaurendo. la vita va tra alti e bassi, il tennis in miglioramento. Il caffè è sul fuoco.

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    3. Uno di questi giorni verrò a prenderne uno, e ci faremo un bel "discorso di caffè". Magari ti racconterò come lo preparo io, il caffè. A presto, dunque.

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